Terremoto Emilia Romagna

Terremoto epicentro BOLOGNA - Continua anche nella notte lo sciame sismico che da più di 24 ore sta interessando l'Emilia. Per gli abitanti è una notte difficile, spesso lontano dalle case. Una forte scossa è stata avvertita dalla popolazione tra le province di Ferrara e Modena. Le località prossime all'epicentro sono Bondeno e Sant'Agostino (Ferrara), e Finale Emilia (Modena). Secondo i rilievi registrati dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia l'evento sismico è stato registrato alle ore 1.04 con magnitudo 3,7. Sono in corso le verifiche da parte della Sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione Civile. Prima, la terra aveva tremato alle 0.22. Le località prossime all'epicentro sono Vigarano Mainarda, Mirabello, Poggio Renatico e Bondeno. L'evento sismico ha avuto magnitudo 3.6. Scosse più modeste all'1.23 (magnitudo 2.3), 1.53 (2.7), 2.04 (2.6).
L'EMILIA TREMA. Un urlo che non si dimentica. Alle 4.04 il boato accompagna una scossa di magnitudo 6 che scuote il nordest, dall’Emilia, al Veneto, dalla Lombardia, al Friuli. Crollano due fabbriche nel Ferrarese e alcuni edifici storici che non reggono l’onda d’urto. Scricchiolano le case, le crepe s’arrampicano sui muri come ragni, cedono le facciate di alcuni palazzi comunali. Si sbriciolano sopra gli inginocchiatoi vuoti le volte di un paio chiese. L’epicentro del sisma è tra le province di Modena e Ferrara, a Finale Emilia. I morti sono sette, sei nel Ferrarese, uno in provincia di Bologna, una cinquantina i feriti. Tra loro anche un vigile del fuoco caduto da un’autoscala durante una scossa d’assestamento. Tremila gli sfollati, accolti negli alberghi e nelle tendopoli allestite dalla Protezione civile, sotto il cielo che non risparmia la pioggia. Come fu per L’Aquila il 6 aprile del 2009.
Le scosse continuano per tutto il giorno. L’ultima degna di nota di magnitudo 4.1 viene registrata nel pomeriggio. Provoca altri crolli, altra paura. Incalcolabili i danni. Ma cosa è accaduto? Nascosta sotto i sedimenti del Po - spiegano i geologi - esiste una parte di Appennino attiva, al punto che nell’arco di 500 anni ha provocato due terremoti violenti: quello di ieri e quello, molto probabilmente altrettanto violento, del 1570, le cui tracce sono rimaste nei muri antichi e deformati di alcuni edifici del centro storico di Ferrara.
La macchina dei soccorsi si mette in moto subito. La conta delle vittime comincia dal mattino. Quattro sono operai, morti sotto le macerie delle loro fabbriche nel Ferrarese. Strana sorte per uno di loro: doveva andare al mare, ma viste le pessime previsioni meteo aveva deciso di restare al lavoro per sostituire un collega malato. Stessa sorte per tre donne, una centenaria colpita dalle macerie mentre era in casa, altre due (86 e 37 anni) morte per lo spavento.
Protezione civile e vigili del fuoco inviano squadre in Emilia Romagna anche da Veneto e Lombardia. Altre regioni si offrono. Franco Gabrielli, capo della Protezione civile dice che bisogna essere cauti. Partono le verifiche strutturali, nei comuni più colpiti oggi le scuole resteranno chiuse. Vengono approntate le prime misure d’emergenza, compresa la sospensione dei pagamenti delle tasse. Ma nessuno vuol fare alcuna previsione, nemmeno nessuna rassicurazione. Il pericolo c’è e il peggio potrebbe non essere ancora alle spalle.

SETTE MORTI. Una ventina di secondi a magnitudo 6, che squarciano la notte da Milano a Venezia, da Torino a Trieste, da Bolzano a Bologna. L'epicentro viene registrato proprio in Emilia-Romagna - la Regione che già a gennaio era stata 'strattonatà per ben due volte da altrettanti terremoti - tra le province di Modena e Ferrara. Un fazzoletto di terra in cui si scatena l'inferno, con le case che si piegano come ramoscelli e gli edifici storici che non reggono l'urto. Il bilancio è drammatico e costringe il presidente del Consiglio, Mario Monti, a rientrare in anticipo dagli Stati Uniti.

SETTE VITTIME I morti sono sette, sei dei quali nel Ferrarese e uno in provincia di Bologna, una cinquantina i feriti lievi nel Modenese, tra cui un vigile del fuoco, e circa tremila sfollati che dovranno trascorrere la prossima notte in albergo o nelle tendopoli allestite dalla Protezione civile, sotto un cielo livido di pioggia. Incalcolabili al momento i danni, per i quali martedì il Consiglio dei Ministri dichiarerà lo stato di emergenza, mentre si susseguono le scosse dello sciame sismico. Tra le tante, una di magnitudo 3.3 alle 5.35, un'altra di 2.9 alle 5.44, poi l'altra 'bottà delle 15.18 che fa salire la scala Richter fino a 4.1, provoca nuovi crolli e semina altra paura tra le popolazioni già terrorizzate. La macchina dei soccorsi si mette subito in moto, suscitando il vivo apprezzamento del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, che ha espresso la propria solidarietà alle comunità coinvolte e la sua commossa partecipazione al dolore delle famiglie delle vittime, mentre Papa Benedetto XVI nel Regina Coeli implora «la misericordia di Dio per quanti sono morti e il sollievo nella sofferenza per i feriti».

IL CROLLO DELLA FABBRICA Quattro delle sette vittime sono operai, caduti sotto le macerie delle loro fabbriche, a Sant'Agostino e Bondeno, nel Ferrarese, mentre stavano per terminare il turno del sabato notte. Vite spezzate sotto le macerie di quelle fabbriche che sono l'anima e il cuore dell'economia emiliano-romagnola. Come la Ceramica Sant'Agostino in cui hanno perso la vita Leonardo Ansaloni, 45 anni, e Nicola Cavicchi, di dieci anni più giovane. Vittima della sorte, quest'ultima: doveva andare al mare, ma poi le nuvole e la pioggia lo hanno convinto a sostituire un collega malato. E poi ancora Gerardo Cesaro, 57 anni, morto alla Tecopress di Dosso, frazione di Sant'Agostino, una fonderia che produce a ciclo continuo, e Tarik Nauch, operaio marocchino di 29 anni morto alla Ursa, azienda di polistirolo espanso a Bondeno, dove progettava di portare la moglie sposata da poco. Le loro storie si intrecciano a quelle di due anziane della provincia di Ferrara: Nevina Balboni, 103 anni il prossimo giugno, morta nel suo casolare di campagna, tra San Carlo e Sant'Agostino, colpita alla testa dai calcinacci; e Anna Abeti, 86 anni, che si è sentita male dopo la forte scossa di terremoto della scorsa notte ed è deceduta dopo il ricovero all'ospedale a causa di un ictus. Ed è una donna, ma questa volta di appena 37 anni, la settima vittima: Gabi Ehsemann, questo il suo nome, si era trasferita in Italia a gennaio, per lavorare alla Carpigiani, storica azienda di macchine da gelato di Anzola dell'Emilia. Il suo cuore non ce l'ha fatta a sopportare la grande paura che il terremoto si è portato dietro come un'ombra.

AIUTI ALLE PERSONE Ora la priorità va alle persone, come sottolinea il Capo della Protezione Civile, prefetto Franco Gabrielli, che accompagnato dal presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani si reca prima in provincia di Ferrara e poi in quella di Modena. «La nostra priorità assoluta è quella di dare assistenza alle persone e di fare in modo che possano passare la notte in condizioni accettabili», sottolinea Gabrielli, mentre è corsa contro il tempo per assicurare un ricovero caldo a tutti e tremila gli sfollati. Il peggio, del resto, potrebbe non essere ancora alle spalle. «A grandi scosse, poi ne seguono altre - osserva Gabrielli -. Non necessariamente quella della notte scorsa è la più grande. Bisogna essere cauti: sui terremoti non si fanno previsioni e non si approccia il problema con superficialità e impropria rassicurazione». E mentre la colonna mobile della Protezione Civile predispone le prime tende, vanno avanti le verifiche strutturali, per consentire le quali domani nei comuni più colpiti rimarranno chiuse le scuole. Un lavoro lungo e difficile, come quello per la predisposizione delle prime misure d'emergenza, dalla sospensione dei pagamenti delle tasse agli ammortizzatori in deroga. La speranza, in queste ore drammatiche, ha il volto della piccola Vittoria: per due ore è rimasta sotto le macerie della sua cameretta e quando i vigili del fuoco, allertati da un ping pong di telefonate partito da New York, l'hanno salvata non aveva neppure un graffio.

I DANNI AGLI EDIFICI. Ingenti sono anche i danni in provincia di Modena, dove si segnalano numerosi crolli.
In particolare, una chiesa è crollata a San Felice sul Panaro, in provincia di Modena. Crolli anche di edifici storici e case coloniche.
Nel Bolognese, sono stati rilevati il crollo di una statua all'interno della chiesa di San Giovanni in Persiceto e crepe e inagibilità alla chiesa di Caselle di Crevalcore (dalle case adiacenti sono state evacuate per precauzione 14 persone) sono tra i danni più evidenti rilevati finora dai carabinieri durante le verifiche compiute nel Bolognese. Sono caduti anche calcinacci nella chiesa di San Matteo della Decima. Al castello di Galeazza è caduta la parte superiore della torre, e sono in corso accertamenti. Tegole dal tetto sono cadute anche in una comunità terapeutica a Ronchi; sui muri dell'edificio si sono aperte anche varie crepe.
Crolli anche a Ficarolo, in provincia di Rovigo, dove un vecchio fienile e parte del tetto di una chiesa sono crollati.
Hanno rovinato al suono anche un paio di campanili, nei paesi di Gaiba, Castelmassa e Stienta, nella provincia rovigina.
La scossa, infatti, è stata avvertita anche a Venezia e in tutto il Veneto.
Nel padovano è stata segnalata la caduta di alcuni cornicioni e di parte di intonaci di case, senza conseguenze per le persone. Centinaia le telefonate ai Vigili del fuoco, in particolare lungo l'asso da Rovigo al vicentino e al veronese.
Il panico e il timore di nuove scosse spinge la Protezione civile a disporre all'evacuazione dei malati dall'ospedale di Mirandola, in provincia di Ferrara, e degli ospiti di una casa per anziani a Finale Emilia.
di Riccardo Tagliapietra http://www.leggo.it/articolo.php?id=180366&sez=NEWS

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